Quando Giovanni Battista stava battezzando al fiume Giordano, un gruppo di sacerdoti e leviti era andato da lui, inviato dai capi giudei di Gerusalemme, per capire chi Giovanni affermasse di essere. Gli posero una serie di domande, alle quali Giovanni rispose sempre in modo negativo. Giovanni disse loro che non era il Messia, allora gli chiesero:

Sei Elia?

Sei il Profeta?

Perché queste domande? Elia era già venuto ed era stato portato in cielo, e c’erano stati molti profeti, quasi tutti perseguitati, maltrattati o uccisi dai Giudei. Eppure fecero quelle domande a causa delle profezie che avevano letto, scritte da Malachia e da Mosè.

Per prima cosa, Malachia aveva detto che Elia sarebbe venuto prima dell’arrivo del giorno del Signore. Queste furono letteralmente le ultime parole scritte dai profeti, circa 400 anni prima dell’arrivo di Giovanni:

Ecco, io vi mando il profeta Elia, prima che venga il giorno del SIGNORE, giorno grande e terribile.

Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché io non debba venire a colpire il paese di sterminio.

Malachia 4:5-6

Gesù in seguito confermò – subito dopo la Trasfigurazione – che Giovanni Battista era l’Elia che doveva venire e che aveva preparato la via del Signore chiamando il popolo al ravvedimento dei peccati. Tuttavia, Gesù aggiunse anche, in quello stesso discorso su Elia, che egli sarebbe tornato anche in anticipo rispetto alla seconda venuta di Cristo.

È chiaro, dunque, che Elia è una figura importante nel ministero di Gesù, e mentre si trovava lì sulla montagna con Gesù durante la Trasfigurazione, Elia rappresentava l’importanza dei profeti, coloro che Dio aveva mandato a richiamare il suo popolo al ravvedimento e che avevano annunciato la venuta del Messia, compiuta nella vita di Cristo.

Inoltre, vediamo che anche Mosè è lì sul monte insieme a Gesù ed Elia. Mosè rappresenta la Legge, quella che era stata data da Dio, tramite Mosè, al popolo d’Israele, quando Dio stabilì la sua alleanza con loro: se avessero obbedito ai comandamenti ricevuti, Dio sarebbe stato il loro Dio ed essi il suo popolo.

Nella Trasfigurazione, dunque, Pietro, Giacomo e Giovanni – che Gesù aveva portato con sé – poterono testimoniare la rappresentazione della Legge e dei Profeti e il compimento di tutto ciò che entrambi avevano annunciato nel Messia, in Gesù. Ma mentre Pietro parlava senza sosta, proponendo di costruire delle tende per rimanere lì, Dio lo interruppe dall’alto dicendo:

Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo.

Matteo 17:5

Così ora non abbiamo soltanto la Legge, i Profeti e il Messia stesso, ma abbiamo anche Dio che parla, confermando ai discepoli che Gesù è suo Figlio. Egli è colui nel quale il Padre si compiace, e Dio dice ai discepoli – e a tutta la creazione di ogni tempo – di ascoltarlo, di ascoltare Cristo. La sua voce è la voce che conta. La sua voce è la voce della verità, la voce che dà vita. Egli viene dal cielo, proprio come aveva detto, e perciò Dio ci chiama ad ascoltarlo.

La Legge? Sì, leggila. Osservala. Mettila in pratica.

I Profeti? Certamente.

Ma la voce di Gesù è l’unica voce che ha autorità sopra ogni cosa. Sopra la Legge. Sopra i Profeti. Sopra tutto. Ascoltatelo.

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