Ancora una volta, Gesù fu affrontato dai farisei e dai dottori della legge. Essi vennero da lui per lamentarsi perché, a quanto pare, i discepoli di Gesù non si erano lavati le mani prima di mangiare. Naturalmente, lavarsi le mani prima di mangiare non era una legge di Dio, ma un rituale che era stato inserito nella vita quotidiana dai capi religiosi ebrei. Era una tradizione pesante e considerata sacra dai leader religiosi e, poiché era stata insegnata da loro, era diventata parte integrante della tradizione religiosa degli ebrei. Era estremamente importante per il popolo d’Israele.
Posso immaginare che ognuno di noi sarebbe d’accordo con l’idea: è bene, ed è importante, lavarsi le mani prima di mangiare. Ogni volta che tocchiamo qualcosa che sta per entrare nella nostra bocca, è senza dubbio una buona abitudine, certamente dal punto di vista igienico, lavarsi le mani. Non c’è dubbio.
Ma non è in questo senso che i farisei e i dottori della legge si rivolgono a Gesù per esprimere la loro preoccupazione e porre la domanda che gli pongono. No, piuttosto, questa è una delegazione che è venuta da dove Gesù stava insegnando, arrivando addirittura da Gerusalemme, dalla capitale stessa. Gerusalemme era il centro religioso degli israeliti, dunque questi farisei e questi dottori della legge erano venuti “dall’alto”. Come se dicessimo che erano venuti dal “quartier generale” per controllare cosa stava accadendo nel ministero di Gesù.
E quando arrivano, cosa vedono? Vedono i discepoli che infrangono le tradizioni degli anziani – cosa che, secondo la loro tradizione e il loro insegnamento, non doveva mai essere fatta da nessuno, tanto meno dai discepoli di un rabbino sempre più popolare, un maestro stimato in quella regione della Galilea.
Tuttavia, in risposta, Gesù fece notare a questi leader che, mentre i suoi discepoli stavano violando le tradizioni, loro, i farisei e i dottori della legge, stavano in realtà insegnando al popolo a infrangere la legge di Dio.
Come lo facevano?
Insegnavano alla gente che, nonostante il comandamento – direttamente dai Dieci Comandamenti – di onorare il padre e la madre, se qualcuno dichiarava che un bene era “offerto a Dio” (detto anche “corban”), allora non era obbligato a darlo ai propri genitori.
Quali sono le implicazioni pratiche di questo insegnamento?
Se i genitori di qualcuno erano nel bisogno, i figli avevano l’obbligo di aiutarli.
Ma supponiamo che i figli non volessero aiutare. Immaginiamo invece che volessero tenere le loro ricchezze per sé invece di darle ai genitori. Forse perché anche loro erano in difficoltà. O forse solo perché desideravano tenere per sé ciò che invece avrebbero dovuto condividere.
Così i dottori della legge, i leader religiosi, avevano dato alla gente una scappatoia. Se dichiaravano che i loro soldi o i loro beni, che avrebbero potuto dare ai genitori, erano “corban”, cioè “offerti a Dio”, allora non erano più obbligati a darli ai genitori. Potevano tenerli, perché erano “dedicati a Dio”.
Furbo, vero?
Sì, furbo… ma anche sbagliato.
Ed è proprio questo che Gesù sta dicendo ai farisei. Nella sua risposta, in sostanza, dice:
«Voi venite da me a lamentarvi perché i miei discepoli stanno violando una tradizione, cosa che io non insegno loro a fare. Tuttavia, voi state in realtà insegnando al popolo a violare la legge di Dio. Con quale diritto venite da me?»
E così Gesù cita Isaia, dicendo che Isaia parlava proprio di loro, dei leader religiosi, profetizzando riguardo ai maestri spirituali d’Israele quando disse:
Questo popolo [si accosta a me con la bocca e] mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me.
Matteo 15:8-9
Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d’uomini.
Gesù cita Isaia ed è riportato in Matteo 15. Tuttavia, la citazione viene da Isaia 29:13. Gesù guarda indietro e afferma che Isaia si riferiva proprio ai leader religiosi quando pronunciò queste parole.
Quindi penso valga la pena chiedersi: e noi, oggi?
Le nostre vite assomigliano a ciò che Gesù ci ha insegnato a fare? Oppure abbiamo adottato norme culturali che ci guidano e ci plasmano nel modo in cui viviamo più della parola di Dio?
Le nostre comunità cristiane seguono un modello biblico? Oppure preferiamo seguire le vie del mondo?
Le nostre chiese appaiono e agiscono come Gesù ci ha mostrato? Oppure stiamo cadendo nelle nostre tradizioni, adottando ciò che preferiamo e sostituendo con queste tradizioni quella che chiamiamo comunità cristiana?
Prego che non ci troviamo ad onorare Dio con le nostre labbra mentre i nostri cuori sono lontani da lui. E se stiamo conducendo le nostre vite, o vivendo nelle nostre comunità e chiese in un modo lontano da Dio o lontano dall’insegnamento e dal cuore di Cristo, che possiamo tornare subito a onorarlo non solo con le labbra, ma anche con il cuore e con tutto ciò che Dio ci ha creato per essere.