Gli Israeliti si erano veramente allontanati da Dio. Come popolo, non lo seguivano più. Non lo riconoscevano né facevano ciò che Dio aveva comandato loro di fare.

Ancora peggio, a Silo, dove era stato collocato il tabernacolo e si trovava l’arca del patto, i figli di Eli stavano abusando dei sacrifici offerti e arrivavano persino a giacere con le donne che servivano presso il tabernacolo.

Così, quando arrivò il momento di andare in guerra contro i Filistei e gli Israeliti stavano perdendo, gli anziani di Israele pensarono di poter ottenere un vantaggio portando l’arca del patto nel luogo della battaglia. Forse ricordavano come il Signore fosse andato davanti a Giosuè e agli Israeliti per dar loro potenza, per scacciare i Cananei e permettere al popolo di Israele di sconfiggere i loro nemici, anche se erano più deboli di quelli che avevano trovato nella terra promessa.

Quando il popolo fu tornato nell’accampamento, gli anziani d’Israele dissero: «Perché oggi il SIGNORE ci ha sconfitti davanti ai Filistei? Andiamo a Silo a prendere l’arca del patto del SIGNORE perché essa venga in mezzo a noi e ci salvi dalle mani dei nostri nemici!» Il popolo quindi mandò gente a Silo, e di là fu portata l’arca del patto del SIGNORE degli eserciti, il quale sta fra i cherubini; e i due figli di Eli, Ofni e Fineas, erano là con l’arca del patto di Dio.

1 Samuele 4:3-4

Gli anziani ordinarono che l’arca fosse portata da Silo, e Ofni e Fineas, i due figli di Eli, si affrettarono ad obbedire e portarono l’arca. E sebbene l’arrivo dell’arca diede un incoraggiamento al morale degli Israeliti, la potenza di Dio non era disponibile per loro, perché si erano allontanati da Dio già da tempo.

Credo che in questa storia possiamo vedere come, a volte, anche noi desideriamo godere dei benefici di Dio, senza desiderare Dio stesso. Gli Israeliti erano lontani da Dio, eppure volevano che li salvasse. Volevano la rappresentazione fisica della presenza di Dio accanto a loro, con l’arca, forse nello stesso modo in cui ci piace andare in chiesa o partecipare a cerimonie religiose, ma senza necessariamente voler passare del tempo con Dio. Non vogliamo necessariamente fare ciò che Lui ha comandato. Preferiamo i benefici di Dio senza la vera relazione con Lui, senza essere il popolo che ci ha chiamati a essere.

Questo è un avvertimento importante per noi, che crediamo e seguiamo Gesù. È fondamentale rimanere in relazione con Cristo, dimorare in Lui, obbedire a ciò che ha comandato. Altrimenti, perderemo la nostra connessione con la fonte, proprio come accadde agli Israeliti. Altrimenti, perderemo davvero la potenza di Dio nella nostra vita, come accadde agli Israeliti. Inizieremo a sostituire i benefici di Dio con la relazione con Dio stesso. Inizieremo a trovare incoraggiamento solo nei ricordi di ciò che una volta era la nostra relazione con Dio, o in simboli che la rappresentano, invece di camminare ogni giorno con Lui in amorevole obbedienza. E saremo sconfitti davanti al nostro nemico, proprio come lo furono gli Israeliti davanti ai Filistei.

Restiamo, invece, uniti a Cristo. Attraverso la Parola di Dio, nella preghiera, evitando il peccato, e soprattutto con l’obbedienza a tutto ciò che Egli ci ha comandato di fare e di essere. Questo è il modo in cui gli mostreremo amore, e questo è il modo in cui Lui sarà glorificato nelle nostre vite.

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