Sono bravo a trovare molte idee diverse. Idee su fare questo o fare quello, principalmente nel tentativo di far avanzare il Vangelo, ma a volte anche solo pensando a come creare un progetto che possa essere accessorio alla diffusione del Vangelo.

Credo sia importante assicurarci di non sacrificare l’opera di condivisione del Vangelo o di aiuto agli altri affinché comprendano e seguano la parola di Dio, solo per sviluppare un progetto, anche se questo potrà essere utile alla comunità o portare, in futuro, alla diffusione del Vangelo in un modo nuovo.

C’è stato un esempio di questa situazione nella chiesa primitiva. Per loro, in realtà, era ancora più difficile, perché gli apostoli si trovavano di fronte a uno scenario in cui alcune vedove della comunità non ricevevano la distribuzione quotidiana del cibo. Potrebbe sembrare che la cosa giusta da fare fosse interrompere tutto e risolvere il problema. O magari essere colui che porta il cibo alle vedove, così che il lavoro venga fatto.

Gli apostoli, però, sapevano che era fondamentale continuare a parlare, predicare e proclamare la parola di Dio. Sapevano di avere la responsabilità di insegnare agli altri. Erano stati con Gesù e dovevano aiutare gli altri a comprendere chi fosse e come anche loro potessero seguirlo.

Ma, naturalmente, era importante che le vedove ricevessero il cibo! Tuttavia, non a scapito della predicazione e dell’insegnamento della parola di Dio:

I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito [Santo] e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».

Atti 6:2-4

Così scelsero sette persone. Potremmo dire i primi diaconi. Questi sette uomini si assicurarono che il cibo fosse distribuito correttamente e che tutti coloro che ne avevano bisogno lo ricevessero.

E il risultato? La parola di Dio si diffuse! Sempre più persone a Gerusalemme credettero. E perfino un gran numero di sacerdoti, provenienti dai leader ebrei, credette.

Entrambe le cose sono necessarie. Dobbiamo prenderci cura delle persone, ma non possiamo assolutamente farlo senza parlare e proclamare la parola di Dio, obbedendo al comando di Gesù di fare discepoli. Molti hanno creduto che basti fare opere buone e il mondo saprà che seguiamo Gesù grazie a questo.

No, non è così.

Nessuno si chiede spontaneamente il perché siamo brave persone. Nessuno passa il tempo a pensare a come diventare come noi.

Sì, le nostre azioni devono essere coerenti con le nostre parole. Ma devono esserci anche le parole.

C’è una frase attribuita erroneamente a Francesco d’Assisi che dice:

Predica il Vangelo in ogni momento. Usa le parole se necessario.

Innanzitutto, è importante sapere che lui non ha mai detto questa frase. Francesco incoraggiava certamente il suo ordine francescano a far corrispondere le loro azioni alle loro parole, ma questa citazione non può essere attribuita a lui con certezza.

In secondo luogo, questa frase è anche contraria alle Scritture, a ciò che Gesù e la Bibbia insegnano. Gesù ci ha detto che dobbiamo fare discepoli, insegnando loro a obbedire a tutto ciò che ha comandato. Non solo insegnare, ma insegnare a obbedire, a mettere in pratica ciò che ha detto di fare.

O, come chiese Paolo alla chiesa di Roma: come possono credere, se nessuno predica loro? O, per dirla in un altro modo, se nessuno glielo dice?

Le nostre azioni devono seguire e allinearsi alle nostre parole, ma non dimentichiamoci che dobbiamo anche, come fece la prima chiesa, parlare le parole di vita, raccontare agli altri di Cristo e insegnare loro a seguirlo, facendo ciò che ha detto di fare. In questo modo, vedremo anche la diffusione della parola di Dio e molti arriveranno a conoscerlo.

Share Article